Angelo Bruno nasce a Enna l’1giugno 1938, da famiglia medio borghese dell’epoca. Visse gli anni dell’infanzia mentre imperversavano i venti di guerra, tra il 1938 ed il 1943. Fu testimone degli orrori dei bombardamenti e dello sbarco in Sicilia degli alleati. Successivamente, con i suoi genitori, conobbe gli stenti ed i sacrifici del dopoguerra. Frequentò, da giovanotto, l’Istituto Tecnico “Duca D’Aosta” conseguendo nel 1959 il diploma di geometra ed iniziò subito a darsi da fare. Nel 1964 si sposò e dal quel giorno iniziò ad affermarsi, non come geometra, ma nel campo assicurativo, ed insieme alla moglie, sua collega assicuratrice, esercitò con successo per circa vent’anni. In seguito a diverse avventure ed avventurose vicissitudini emigrò in Germania dove lavorò per circa tre anni con notevoli risultati economici, grazie ai quali fece, insieme alla moglie e alla figlia, ritorno in Italia, in Emilia Romagna. Ora risiede da oltre 30 anni a Reggio Emilia dove, con sempre nel cuore la sua amata Sicilia, vive con serenità e senza rimpianti.


I Libri di Angelo

Fuori dal tempo
Il mondo non ha solo favole
Non solo a Verona – anche storia d’amore
Ai miei tempi… Il mondo è fatto a scale

di Pina Vullo. Con “AI MIEI TEMPI” l’autore, riproduce nella mente e materializza in una delicata stesura di storie e avvenimenti, la vita di Ninuzzo, che da bimbo diventerà un uomo forte e ricco di valori. La narrazione rievoca la figura importante e degna di rispetto del nonno don Antonio: un gran pezzo d’uomo dal cuore d’oro, della sua cara nonna donna Elena, di suo padre Filippo e della sua bellissima madre Agatina dai capelli corvini. Un corollario di storie di guerra, di rifugi, di fame, stenti, miserie, sconfitte, di ferite dell’anima e del corpo, di faccende domestiche quasi rituali come quello della preparazione del pane. Il racconto valorizza altresì le buone maniere, il rispetto verso gli adulti, le passeggiate sotto il sole dell’incantevole paesaggio siciliano e l’utilizzo operoso del tempo libero per analizzare fatti di ordinaria vita quotidiana  e infine per riflettere sulla morte intesa non come vicenda dolorosa ma come cicatrice importante! Ninuzzo cresce e dà il posto all’adolescente Nino che affronterà assieme alla sua famiglia i problemi del dopoguerra, della ricostruzione, della scuola, dei primi amori; ma dietro le nuvole c’è sempre il sole, che per Nino sarà l’agognato e sofferto diploma; nonché l’innamoramento con Maria Concetta che diventerà la donna della sua vita. Ricchezze e prestigio costituiranno l’epilogo di questo momento felice della sua esistenza, a cui si aggiungerà anche il momento doloroso della malattia e della perdita di tutti i suoi averi a causa dei debiti di gioco. Tutte le traversie sofferte renderanno la coppia più forte e più salda grazie all’amore e alla fede ancestrale che per ultima dona loro una figlia, che li ripagherà di tutte le loro attese! Una storia da leggere, pacata e semplice ma colma di sensibilità e di rispetto per la vita e le persone, in cui il velato rimpianto per il passato si tramuta in un dolce ricordo da portare nel cuore spingendo l’uomo a migliorare il proprio presente, valorizzandone affetti e cose che lo circondano!

Cose che capitano – la vita può sembrare così ma forse non è così

di Fenisia Mirabella. Con questo secondo libro l’Autore ritorna ad una esplorazione del passato con un intento diverso rispetto ai precedenti racconti  che, in una autobiografia in dialogo con la storia, ci presentavano un evolversi e una trasformazione di eventi  e di persone in un tempo ben determinato, la sua vita appunto, a cavallo di due secoli. Con i sei racconti di “Cose che capitano” il lettore si imbatte in una sorta di prontuario di filosofia del quotidiano, come in un lessico familiare   le cui tematiche nascono dalle eterne domande dell’uomo, dalla  continua ricerca di senso, fino al radicarsi di quei valori che hanno costituito  non solo la sua persona, ma anche un comune sentire sociale che, nel bene e nel male, è diventato  mentalità, modo di essere, modo di vivere. La ricerca di Angelo è personale, in quel suo scavare nel passato che lo ha formato, in quell’attaccamento alla famiglia, in particolare alla madre, che veicola una visione della vita che dovrà fare i conti con la realtà;  ma le esplorazioni delle sue radici sono sempre rimandate ad altro, a un indagare sui dilemmi morali dell’uomo  per invitarci  a riflettere  sui fatti dei nostri giorni e su episodi di vita quotidiana, comune, semplicemente normale: Il razzismo è un tarlo che abbiamo tutti dentro? Come ci misuriamo col tempo e il suo mistero? L’immaginazione può essere la risposta alla banalità del quotidiano ? Conosciamo il valore delle piccole “stupide” cose? Quale libertà ci ha insegnato la storia? Siamo capaci di essere onesti davanti alla morte? Sono solo alcuni dei temi che l’autore ci propone in uno stile scanzonato da giovane ottantenne che non ha paura di continuare a farsi domande. L’interlocutore non è solo il probabile lettore ma è una società che non riesce a far tesoro delle potenziali ricchezze del suo passato e della sua cultura, perdendosi in luoghi comuni che appiattiscono le relazioni e ci lasciano in una profonda solitudine. Con uno stile leggero e ironico che lo contraddistingue, lasciando gradevoli spazi all’uso del dialetto siciliano, affronta tematiche forti, scottanti, attuali come il razzismo frutto della diffidenza nei confronti dei diversi solo  perché “forestieri sono”, o ci mette di fronte all’angoscia dell’inutilità della vita e alla paura di non  saper gestire il tempo che ci è concesso; ma con l’arte di arrangiarsi  e di accettarsi  Angelo finisce  per trovare, comunque, un senso all’esistenza, anche nelle situazioni più paradossali e ancora, coniugando fatti storici, legati alla sua amata Sicilia, con rievocazioni  di pura fantasia si sofferma  sul concetto di libertà analizzandolo dal suo punto di vista assolutamente originale. Quale l’intento di queste  narrazioni ? Certamente sono un invito a non smettere di farsi domande, a interrogarci su cosa è il tempo e dedurne, come ci ricorda Sant’Agosti­no, che “Se nessuno me lo chiede, lo so, se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so”. Proviamo a guardarci dentro per smontare i modi di dire e trovare la verità, spesso amara, celata sotto apparenze ingannevoli. Sembrerebbe un percorso non felice, ma l’Autore sa ritrovare, insieme al buon umore quelle parole che ci riportano al senso della vita: “Deve esserci qualcosa per la quale vale la pena vivere. In effetti c’è e si chiama “Amore”.E guardando tutto con gli occhi dell’anima tutto diventa bello, persino la vita”. (pag. 28).