Silvio Raffiotta, nasce ad Aidone (EN) nel 1948, magistrato ad Enna, ha coltivato gli studi su Morgantina a fianco della missione archeologica americana, seguendone i lavori e i risultati nelle periodiche campagne. È autore di un libro sull’argomento (Morgantina, la storia e i resti di una antica città di Sicilia, Palermo, 1984) e di numerosi articoli di stampa diretti alla conoscenza, valorizzazione e tutela del patrimonio archeologico nazionale, per il quale ha offerto contributi specifici anche in campo professionale in inchieste legate all’esportazione illegale di opere d’arte


I libri di Silvio

 

Tra il 1979 ed il 1980, scavatori clandestini scoprirono a Morgantina, nota area archeologica del centro Sicilia, tre capolavori inestimabili dell’arte greca: due teste arcaiche in marmo di Demetra/Persefone, un tesoro di argenteria ellenistica e una colossale statua in pietra e marnno d’epoca classica, identificata conne un’Afrodite. I reperti confluirono nel mercato illegale e furono acquistati in Svizzera, tramite intermediari, da insospettabili musei americani, tra i quali il J.Paul Getty di Malibù ed il Metropolitan di New York. Un’indagine giudiziaria del Tribunale di Enna del 1988/89, nata sulla base di dichiarazioni di “pentiti”, portò alla scoperta del loro trafugamento ed apri un con gli USA che, dopo varie peripezie e colpi di scena, si è concluso nel 2011 con il recupero dei tre inestimabili reperti. Un quarto capolavoro, la testa di un dio identificato come Ade e anch’esso trafugato dallo stesso sito, ma sfuggito all’indagine giudiziaria, è stato scoperto di recente nelle vetrine del Getty e presto raggiungerà gli altri al Museo di Aidone. Il libro, articolato in quattro racconti, espone, sulla base degli atti giudiziari e delle conoscenze personali dell’Autore, le varie fasi del trafugannento e recupero dei reperti, colmando una lacuna dell’editoria sull’argomento e svelando particolari assolutannente inediti. Ne esce una storia avvincente, emblematica di un’epoca nella quale la parte cospicua del patrimonio archeologico siciliano, ancora non investito dagli scavi ufficiali, è rimasta scandalosamente esposta ad ogni tipo di aggressione.

C’era una volta Morgantina

Nell’agosto del 1955, quando Erik Sjôkvist, archeologo dell’università americana di Princeton, dava il primo colpo di piccone a Serra Orlando, ondulato altipiano degli Erei al centro della Sicilia, non sapeva che aveva messo le mani su Morgantina. La città dei Morgeti, infatti, era uno dei tanti siti antichi non ancora identificati nella geografia dell’isola e Serra Orlando era l’ultimo posto, secondo alcuni, dove andarla a cercare. Ma quando lo Sjôkvist rinvenne sigillate tra le macerie dell’altipiano le monete battute dalla zecca degli Ispani, i mercenari cui Roma aveva ceduto Morgantina dopo la conquista della Sicilia, secondo le fonti scritte, non ebbe dubbi sul nome da attribuire a quei resti. Da allora sono state effettuate oltre trenta campagne di scavo, che hanno restituito una realtà archeologica unica nel suo genere e pregna di significati. Qualcuno sostiene che dopo la scoperta di Morgantina bisognerà riscrivere la storia della Sicilia interna, non secondo gli stereotipi tramandatici dalle fonti greche e ro-mane, ma secondo l’obiettiva documentazione fornita dagli scavi. Anche perché Morgantina appartiene a quel gruppo di antiche città del cuore dell’isola, che, per crearsi e conservare un proprio spazio fisico e culturale, dovettero lottare con le potenze egemoni succedutesi nella Sicilia del tempo, rimanendone alla fine soggiogate. Ma se ci sarà domani per la Sicilia di quel tempo una storia dei vinti”, bisognerà cominciare dalle testimonianze di Serra Orlando, anche se un cosmo si è infranto duemila anni fa ed impossibile sarà ricomporlo nella memoria e renderlo visibile agli occhi di oggi. Eppure bisogna provarci.

Morgantina – La storia e i resti di un’antica città di Sicilia

Sottolineare l’importanza di Morgantina nella storia dell’archeologia siciliana può sembrare superfluo, dopo trentanni di conferme da parte degli studiosi e dell’interesse crescente di un pubblico sempre più vasto di appassionati. È l’unica città dell’interno della Sicilia che sia venuta alla luce quasi per intero, fornendo un serie abbondantissima di reperti ed informazioni, che consentiranno di colmare lacune o pregiudizi ancora esistenti nella storia dell’isola ciò soprattutto per quanto concerne il rapporto di interazione tra la cultura indigena e quella coloniale greca e punica, nonché il processo, non privo di momenti drammatici ed eroici per i vinti, che portò tutta la Sicilia in mano ai romani…

La chiesa medievale di San Marco ad Aidone

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